Tra gli orti naturali della Velier, il pollaio e la cucina: due parole con Melvin Mendoza
Continua la nostra rubrica dedicata agli agricoltori, allevatori e pescatori che lavorano per fare in modo che ogni ospite della Velier possa mangiare in puro stile Triple A. Oggi incontriamo Melvin Mendoza.
Giardiniere, cuoco, calciatore, ma non solo: sono tante le anime di Melvin Mendoza, presenza stabile e quotidiana di villa Nuovo Paradisetto. Sempre presente e disponibile, Melvin gioca in vari ruoli e non è raro incontrarlo intento a lavorare negli orti naturali della Velier, oppure di ritorno dal pollaio con le uova fresche, o ancora indaffarato alle cucine quando ci sono ospiti.
Melvin Mendoza è nato a Lima, in Perù, ed è arrivato in Italia nel 2006, all’età di 22 anni. I suoi studi sono di natura tecnica – ha fatto meccanica automobilistica – ma al suo arrivo a Genova ha iniziato a lavorare nella ristorazione.
“Ho lavorato come aiuto cuoco per circa dodici anni, e poi piano piano sono cresciuto, sia a livello professionale che come persona”, ci racconta. “Sono arrivato a essere sous-chef. Ho lavorato in vari ristoranti: al Muà, all’Albikokka, a La Buca di Arenzano e al Blunt, e per finire al Goa Beach. Non avevo mai lavorato in questo settore, prima, ma per me è stato molto bello. Ho imparato tanti piatti genovesi, ho assaggiato cose che non avevo mai visto prima”.
La svolta arriva qualche tempo dopo.
“Ho conosciuto Luca Gargano dieci anni fa, e già allora mi aveva invitato a lavorare per lui al magazzino, che al tempo era a Ronco Scrivia; io però non avevo mezzi per spostarmi, e non se n’è fatto niente”, racconta Melvin. “Poi al momento del trasloco nella nuova sede, agli inizi del 2020, abbiamo parlato di nuovo, e io ho deciso di accettare la sua offerta. È così che per me è cominciata una nuova vita”.
Meccanico e cuoco, dunque, e ora anche giardiniere; Melvin impara dal Professore, Pierluigi Picasso, di cui abbiamo parlato qui, cose per lui del tutto nuove:
“Io non sapevo molto delle piante, prima di allora, e ho iniziato ad apprezzare questo tipo di mestiere: sono cose che si fanno con amore e cura. Le piante sono organismi viventi, e curarle fa sentire bene perché vedi il risultato. Quando riesci a seguire tutto il percorso dal seme fino al frutto capisci come funziona, e al raccolto vedi il risultato: questo fa sentire bene, ti ispira a fare altre cose”.
Non solo orti naturali, perché in Velier è arrivato da qualche tempo anche un pollaio, messo su proprio da Melvin, che si è appassionato alla cosa:
“Mi piace avere cura delle galline, vedere come crescono. Con il tempo scopri che si crea un legame, e che anche questi animali ti riconoscono. Quando vado a portar loro da mangiare le vedo che mi stanno aspettando, e anche questa per me è una cosa molto bella. Sto bene qua nella natura, con i suoi ritmi”.


L’esperienza accumulata durante i primi anni italiani nei ristoranti torna utile per tutte le volte che ci sono ospiti in Velier. Melvin aiuta a gestire l’organizzazione e dà una mano in cucina.
“La mia specialità è la pasta, ma so fare bene tanti altri piatti, sia di pesce che di verdura. Mi vengono bene anche il risotto e le torte salate”, racconta. “In Velier si mangia tanto pesce, ma il primo piatto che ho preparato qui è stato una pasta al pomodoro. Eravamo in pieno lockdown, appena arrivati in villa, e agli inizi non c’erano tante cose disponibili come adesso. Ora possiamo alternare più facilmente”.
“La prima cosa che ho assaggiato in Italia sono le trofie al pesto con patate e fagiolini”, ricorda Melvin. “Sono una cosa spettacolare, secondo me il pesto è una delle cose più buone del mondo. Mi piacciono molto anche altri piatti genovesi che ho trovato qui, il minestrone, le acciughe fritte”.
Gli alcolici, poi, sono un’altra nuova conoscenza da aggiungere nella sua cassetta degli attrezzi professionali:
“In Sud America beviamo prevalentemente birra, si sa. Quando sono arrivato qui ho imparato tantissimo sul vino e sul rum, che non conoscevo affatto. Imparare cose nuove, crescere: sono cose che mi spingono a voler fare sempre il meglio possibile”.


Melvin, come dicevamo all’inizio, ha un’altra grande passione, quella per il calcio. “Gioco a futsal da tempo, vado tutti i sabati”, racconta. Il futsal è il calcio a 5, sport di squadra derivato dal calcio vero e proprio, nato in Uruguay, dove prende il nome di fùtbol de salòn; la parola futsal deriva dalla contrazione dei termini fùtbol e salòn.
“Gioco a calcio fin da bambino, ho fatto anche basket. In Perù giocavo il regolare calcio a 11 in un campionato interdistricto, cioè tra quartieri. Il mio ruolo è quello del difensore, poi ovviamente nel calcio a 5 sto anche un po’ più davanti. In effetti mi sarebbe piaciuto fare il calciatore, ma è una cosa molto difficile. Però gioco ancora, anche a Genova, anche se amatorialmente con gli amici”.
Quando gli chiediamo per quale squadra tifi, Melvin distingue tra la sua squadra del cuore italiana, il Genoa, e quella del Perù: in questo caso è l’Alianza Lima, una delle due squadre di prima divisione della capitale (l’altra è l’Universitario).
“Sono molto contento di essere qui”, conclude Melvin, che conosce i pregiudizi e forse proprio per questo non ne ha.
“Per fortuna di cose sgradevoli non me ne sono mai successe personalmente, ma mi è capitato di vedere e sentire cose che non mi sono piaciute, e ho reagito. Ci sono persone che magari vedono un sudamericano e pensano subito per preconcetti: i sudamericani bevono e fanno casino. Dovremmo ricordarci che siamo tutti esseri umani, ognuno differente nelle sue culture, e anche che la buona educazione non cambia, è sempre una sola. E che quello che conta è il rispetto reciproco”.