Dove sta andando il whisky - una chiacchierata con Max Righi


30 giugno 2021

max righi

Abbiamo incontrato Max Righi, proprietario di Silver Seal e di Whiskyantique, per conoscere il suo punto di vista su quanto sta succedendo nel mondo del whisky, in un momento in cui i mercati stanno riaprendo, i consumatori asiatici sono sempre più entusiasti, e il collezionismo sta provocando un aumento dei prezzi che non sembra conoscere ostacoli.

Mentre nascono nuove realtà - dalle distillerie agli imbottigliatori indipendenti - chi meglio di Max può raccontarci come ha visto cambiare la whisky industry negli ultimi anni?

Nato come appassionato collezionista, nel tempo è diventato un importante commerciante, aprendo uno show room a Formigine, meta di pellegrinaggio dei collezionisti di mezzo mondo, nonché imbottigliatore con lo storico marchio Silver Seal, senza però mai perdere il suo originario modo di pensare al whisky, da autentico amante di questo distillato. Così ha costruito una rete internazionale di persone che va al di là del lavoro, segnata da vera passione e amicizia. Non a caso oggi è uno dei pochissimi italiani che viaggia insieme ai Malt Maniacs, il collettivo internazionale dei grandi appassionati esperti di whisky.

Come si è svolta la tua storia di Whisky lover? Hai iniziato come collezionista o Indipendent bottler?
Ho iniziato come collezionista tanti anni fa e lo sono ancora, visto che in realtà preferisco comprare piuttosto che vendere. Il collezionismo è una passione molto forte e, una volta che ti entra dentro, è molto difficile che ti abbandoni.

Quale è dei tuoi imbottigliamenti Whisky e Rum quello di cui sei più fiero?
È davvero difficile scegliere il preferito tra i tanti imbottigliamenti che ho realizzato. Ma, se proprio devo, mi viene da pensare a distillerie meno “famose”, come Dailuaine 37yo Silver Seal, oppure i vari Littlemill. Per i rum sicuramente Demerara 37yo e Hampden 22yo.

Parte del successo del whisky deriva anche dal lavoro degli imbottigliatori indipendenti, che hanno portato sotto i riflettori tante distillerie sconosciute e hanno aumentato l’interesse verso i single malt. Tu che tra le altre cose fai anche l’imbottigliatore indipendente, come vedi il futuro di questo mestiere? 
Grigio se non nero. In passato se chiedevi barili, oltre a incontrare prezzi sensati, in Scozia erano ben felici di accontentarti. Ora è cambiato tutto: o non te li danno o non vogliono che utilizzi il nome della distilleria. In più forse siamo anche troppi a fare questo mestiere e questo sicuramente alimenta la speculazione dei trader di botti. Però ritengo che bisognerebbe invece ricordarsi che anche grazie al lavoro degli imbottigliatori indipendenti sia stato possibile per alcune distillerie meno blasonate arrivare in realtà piccole ma molto importanti come i whisky bar e i cigar club. Parlo di un passato anche recente dove la maggior parte delle distillerie avevano invece più confidenza con mercati più quantitativi che qualitativi. 

Quale è la bottiglia che ami di più della tua collezione? Quale è stata la bottiglia più difficile da conquistare e quali sono le più rare?
Sicuramente la bottiglia che mi scatena i sentimenti più forti è la prossima che posso permettermi di comprare. Sulla più difficile forse la prima edizione con un piccolo libricino allegato di Laphroaig Filippi Import tappo corto . Le piu’ rare non saprei ma forse Springbank 50 Yo, le Samaroli, royal Brackla 60 yo, e altre ancora.

Come vedi il momento attuale del whisky? Forse non ha mai avuto consumi così alti e così tanti appassionati… Secondo te questa epoca dell’oro è qui per restare oppure è passeggera?
Secondo me il grande interesse che vediamo oggi per il whisky rimarrà per tanti anni, spero solo che il futuro continui a portare anche tanta qualità e non solo quantità.

Pensi che gli aumenti dei prezzi di questi ultimi anni proseguiranno, visto anche che alcune distillerie hanno esaurito gli stock di barili molto invecchiati, oppure siamo dentro a una bolla?
Gli imbottigliamenti old & rare sicuramente continueranno a crescere. Forse siamo già in una piccola bolla, ma bisogna anche considerare che la quantità di bottiglie veramente rare è esigua se paragonata al numero di appassionati intenzionata ad acquistare i grandi imbottigliamenti.

Sicuramente la distilleria simbolo della mitizzazione di alcuni imbottigliamenti è Macallan, di cui tu sei grande collezionista. Quanto è forte e radicato questo fascino nella mente dei consumatori, sia gli aficionados che quelli nuovi?
Tantissimo, l’attaccamento a Macallan è davvero forte. E poi parliamo di imbottigliamenti che per qualità e bellezza invogliano tanto l’appassionato a collezionare. Io proprio le uscite annuali millesimate non riesco a non comprarle.

Ci sono decine di nuove distillerie nate ultimamente. Quali saranno secondo te i nomi più interessanti e su cosa dovranno puntare le nuove realtà per avere successo e gareggiare con distillerie che spesso hanno due secoli di storia e grande know how?
A parte la Dornoch Distillery dei fratelli Thompson, a cui mi lega un sentimento di fraterno affetto, sulle altre non voglio fare distinzioni, mi sembrerebbe prematuro. Spero però vivamente che queste nuove distillerie ritornino al passato, cosa che paradossalmente garantirebbe un gran bel futuro. 

E proprio sul tema della tradizione c’è oggi grande dibattito. C’è chi rimpiange i metodi d’un tempo, abbandonati da tanti, e chi invece è contento delle tante innovazioni portate dalla chimica, l’informatica o anche solo dal desiderio di sperimentare. Cosa prevarrà secondo te?
Sarò breve e sarò netto: io sto sempre dalla parte degli artisti della distillazione, viva la tradizione e viva la pazienza!

Chi sono i tuoi amici e i tuoi miti in questo mondo?
Tantissimi, non voglio fare nomi per non dimenticare qualcuno. Però gli amici veri, che poi sono anche le persone che mi ispirano, alla fine sono sempre animati da queste tre cose: passione, umiltà, entusiasmo.

Qual è il paese che ti piace più visitare per lavoro?
Beh la Scozia rimane sempre il grande amore, però anche il Giappone è ormai uno dei miei posti preferiti. Prima di andarci ero scettico, poi mi sono innamorato della loro arte e cultura. Sempre piacevoli sono anche Singapore e Hong Kong, e nella lista ci metto anche fiere di settore come quelle che si tengono annualmente a Limburg, Parigi, Lindores, Milano. Si va per lavorare ma c’è anche tanto divertimento.

Un sogno per il futuro, se ce lo puoi confidare?
Il mio sogno per il futuro è di fare il contadino e nel tempo libero organizzare serate di degustazione di bottiglie rare.